Descrizione
Questa magnifica borsa è un’iconica creazione di *Roberta di Camerino, maison veneziana fondata da Giuliana Camerino nel 1945, celebre per le sue borse di lusso dal design innovativo e riconoscibile.
Si tratta di un modello Bagonghi, una delle borse più leggendarie del brand, che divenne un vero status symbol negli anni ’50 e ’60, amata da celebrità e reali, tra cui Grace Kelly.
Il design è straordinario: una struttura rigida in velluto testa di moro, materiale distintivo di Roberta di Camerino, con un inserto centrale in velluto color sabbia, decorato da un motivo ricamato, dettagli in pelle e un’elegante chiusura a scatto con finiture metalliche. L’iconico manico curvo ne accentua il carattere sofisticato e senza tempo.
Questa borsa è un autentico pezzo da collezione, in condizioni perfette, che incarna l’eleganza e l’arte dell’accessorio Made in Italy. Un’opera d’arte da indossare!
Misure:
lunghezza 21,5
altezza 15cm
profondità 11cm
Roberta di Camerino, all’anagrafe Giuliana Coen Camerino (Venezia, 8 dicembre 1920 – Venezia, 11 maggio2010), è stata una stilista italiana.

Giuliana Camerino
È anche il nome della griffe di alta moda da lei fondata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e intitolata con il nome della figlia Roberta. Il logodell’azienda – che ha sede a Venezia in Calle della Testa – è rappresentato da una cintura intrecciata che forma una lettera Rmaiuscola.
*Roberta di Camerino ha acquisito notorietà internazionale per la sua produzione di accessori ed abiti di moda, in particolare tailleur con motivi di stile trompe-l’œil, cinte, foulard e borse in velluto a comparti verdi, rossi e blu e ricamate in oro e a stemmi. Tali borse – celebre è quello che porta il nome di borsetta Bagonghi – furono da lei ideate durante il periodo trascorso in Svizzera negli anni del conflitto mondiale, dove, dalla natìa Venezia, aveva trovato riparo assieme alla famiglia – di religione ebraica – per sfuggire alle persecuzioni dovute alle famigerate leggi razziali fasciste. Tornata nel capoluogo veneto nel 1945, aprì un piccolo laboratorio nell’Istituto di Rieducazione situato alle Zitelle, reinserendo ragazze emarginate nel mondo del lavoro sartoriale. Poco più di dieci anni dopo, nel 1956 fu premiata con l’Oscar della moda, il Neiman Marcus Award, mentre è del 1963 la sua prima sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. Gli anni settanta sono contrassegnati dalla conquista di numerosi riconoscimenti e da un accordo commerciale con il colosso Mitsubishi per l’esclusiva in Giappone delle linee aziendali. A fine decennio il volume d’affari della casa ammontava a dodici miliardi di lire. Nel decennio successivo, il Whitney Museum of American Art ha dedicato a Roberta di Camerino una retrospettiva con i suoi disegni. Nel 1981 la stilista è stata autrice, Insieme al giornalista Marco Mascardi, di un’autobiografia intitolata R come Roberta e pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore.
Il consolidamento dell’accordo con Mitsubishi Corporation porta negli stessi anni alla nascita, a Tokyo, della Roberta di Camerino Far East destinata ad operare per una diffusione del marchio nell’intera area del sud-est asiatico[1]. In occasione del cinquantesimo anno di fondazione della maison, è stata inaugurata nel 1995 alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti la donazione Roberta di Camerino, comprendente abiti ed accessori entrati a far parte della storia della moda italiana fra gli anni sessanta e i settanta. Nel 2001 è nata la Fondazione Roberta di Camerino, organizzazione no profit di diritto svizzero che si prefigge di offrire l’accesso ai propri archivi ad università, accademie e istituti che svolgono corsi di stile nella moda e di design e costume.
Poco più di dieci anni dopo, nel 1956 fu premiata con l’Oscar della moda, il Neiman Marcus Award, mentre è del 1963 la sua prima sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. Gli anni settanta sono contrassegnati dalla conquista di numerosi riconoscimenti e da un accordo commerciale con il colosso Mitsubishi per l’esclusiva in Giappone delle linee aziendali. A fine decennio il volume d’affari della casa ammontava a dodici miliardi di lire. Nel decennio successivo, il Whitney Museum of American Art ha dedicato a Roberta di Camerino una retrospettiva con i suoi disegni. Nel 1981 la stilista è stata autrice, Insieme al giornalista Marco Mascardi, di un’autobiografia intitolata R come Roberta e pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore.
Il consolidamento dell’accordo con Mitsubishi Corporation porta negli stessi anni alla nascita, a Tokyo, della Roberta di Camerino Far East destinata ad operare per una diffusione del marchio nell’intera area del sud-est asiatico[1]. In occasione del cinquantesimo anno di fondazione della maison, è stata inaugurata nel 1995 alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti la donazione Roberta di Camerino, comprendente abiti ed accessori entrati a far parte della storia della moda italiana fra gli anni sessanta e i settanta. Nel 2001 è nata la Fondazione Roberta di Camerino, organizzazione no profit di diritto svizzero che si prefigge di offrire l’accesso ai propri archivi ad università, accademie e istituti che svolgono corsi di stile nella moda e di design e costume.